Impatti su salute e ambiente, ma pochi benefici.
Quanto vale il petrolio lucano?
SCORRI VERSO IL BASSO
PER INIZIARE LA NAVIGAZIONE
Una regione che galleggia sul petrolio, ma che a dispetto di tale supposta ricchezza non riesce a porre argine alla fuga della sua gioventù. Benvenuti in Basilicata, il “Texas d'Italia”, come è stata ribattezzata nelle ultime due decadi del secolo scorso, quando nella Val d'Agri, a una cinquantina di chilometri da Potenza, è stato scoperto il giacimento su terra ferma più ricco d’Europa. Da quel momento una delle valli più rigogliose del Meridione, famosa per la produzione di fagioli e mele, è diventata il fulcro dell'estrazione petrolifera nostrana.
Nel suo cuore è stato innestato il Centro Olio Val d'Agri (COVA), che raccoglie il petrolio estratto nei pozzi sparsi nell'area (al momento quelli attivi sono 24).
La produzione si aggira intorno agli 80mila barili al giorno, a fronte di un massimo previsto per concessione statale che può raggiungere le 104mila unità.
Da alcuni mesi è attivo un secondo centro Olio, quello di Tempa Rossa, gestito dalla Total, che è già nell’occhio del ciclone per una serie infinita di problemi e incidenti.
Ma siamo sicuri che i benefici, sotto forma di royalties e posti di lavoro, superino i “costi”, ovvero l’inquinamento di aria, acqua e della terra e i relativi effetti sul territorio e le comunità che lo abitano?
E che gli stessi benefici stiano veramente cambiando il volto della Basilicata? Quella che è storicamente una delle regioni più povere d’Italia è rimasta tale e centinaia di suoi figli continuano a cercare fortuna altrove.
Capitolo 1
Il COVA, il Centro Olio dell’Eni, si trova a soli due chilometri dall’invaso del Pertusillo, che fornisce acqua potabile a mezzo Sud Italia. Negli anni si sono rincorsi numerosi allarmi, tutti inascoltati. Poi nel 2017 si è verificato “l’incidente”.
INIZIANO I PROCESSI
Dopo il Petrolgate si terrà un altro procedimento per disastro ambientale
Tenente Giuseppe di Bello
Uno sversamento di ben 400 tonnellate di petrolio, frutto di una perdita da un serbatoio (o forse più d’uno) che è andata avanti per mesi, se non anni. L’Eni assicura di aver recuperato 340 t del greggio perso. Vicino al Centro Olio scorrono vari corsi d’acqua affluenti del fiume Agri che si immette nel Pertusillo. Davvero la situazione era, ed è sotto controllo? Lo stabiliranno i giudici della procura di Potenza, che nei prossimi mesi processeranno per disastro ambientale i manager dell’Eni responsabili della gestione del Centro Olio.
L’INQUINAMENTO DELL’ORO BLU
Le acque lucane sono un corpo del reato
DOTT. GIORGIO SANTORIELLO
CAPITOLO 2
Odori nauseabondi, sfiammate, rumori fortissimi. Abitare vicino a un centro olio come quello dell’Eni in Val d’Agri porta con sé un corollario di “inconvenienti”. L’aria che le comunità locali respirano non è sicuramente più quella del paradiso bucolico del passato.
Gli enti demandati a effettuare i controlli non sempre sono stati affidabili e trasparenti. Così le “anomalie”, come le definisce l’Eni, finiscono troppo facilmente nel dimenticatoio. Eppure organizzazioni indipendenti come Source International certificano che nell’aria della Val d’Agri alcuni valori inquinanti sono al di sopra di quanto si registra in città come Pechino o Nuova Delhi.
Non a caso la Valutazione d’Impatto Sanitario realizzata nel 2017 ci racconta che a Viggiano e Grumento Nova i due paesi più vicini al Centro Olio hanno un’incidenza di tumori e malattie respiratorie superiori alla media regionale.
In base ai dati, si comprenderebbe l’associazione di rischio tra le emissioni del COVA e le patologie cardiovascolari e respiratorie, con un aumento del 19% della mortalità delle donne per tutte le cause e del 15% di donne e uomini di Viggiano e Grumento rispetto a quelli degli altri 20 comuni della Val d’Agri. Analogamente è stato registrato un incremento dei ricoveri ospedalieri per malattie circolatorie del 41% e del 48% per malattie respiratorie.
La salute della Val d’Agri
Non è mai stato fatto un punto bianco sanitario
DOTT. GIAMBATTISTA MELE
Capitolo 3
Il petrolio lascia alle sue spalle una lunga scia di rifiuti, da quando viene estratto dai pozzi fino a quando viene “lavorato” negli impianti come il Centro Olio. Smaltire i rifiuti costa e presenta molteplici criticità, come sanno bene in Basilicata.
IL PIANO ANTISISMICO SPARITO
Il rischio di incidenti al Centro Olio è stato valutato in maniera adeguata?
ING. ANTONIO ALBERTI
Decine di camion che trasportano rifiuti in un impianto ormai ai limiti. Un pozzo esausto, detto reiniettore, usato come discarica. Vari tentativi di realizzare una struttura per lo smaltimento a due passi dal Centro Olio, tutti andati a vuoto ma i tentativi per realizzarla continuano. Pulire le tracce dello sfruttamento petrolifero è l’ennesima faccia sbagliata della medaglia. A volte si ricorre a espedienti che finiscono per violare la legge, come ha stabilito in primo grado il tribunale di Potenza condannando l’Eni e alcuni suoi manager per smaltimento illecito di rifiuti.
Capitolo 4
La salvezza di una delle regioni più povere d’Italia sarebbe dovuta passare per la “benedizione” del petrolio, anche al prezzo di compromessi su temi delicati come ambiente e salute. Eppure il tanto agognato “sviluppo”, la tanta attesa svolta sono rimaste fin troppo sfumate. Eppure in pochi fanno sentire la loro voce, in pochi si lamentano e chiedono una reale “alternativa”.
Dalla Basilicata si continua a “fuggire”. In epoca pre-covid il tasso di disoccupazione giovanile era superiore al 35% e il numero di persone che cercavano fortuna all’estero o in altre regioni d’Italia in media di 700 l’anno – non poche, visto che i lucani sono poco più di 600mila, l’1% della popolazione italiana. Anche l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi, durante l’assemblea degli azionisti del 2017, aveva riconosciuto che “c’erano dei problemi”, che l’”Eni avrebbe potuto fare di più”. Un recente studio dell’Università di Rotterdam* ha dimostrato, dati alla mano, che i benefici dell’oro nero per la Basilicata sono stati a dir poco limitati. Ma in termini di messaggio per la collettività, di condizionamento del comune sentire, il petrolio continua a essere la luce all’orizzonte, il mito che non può e non deve essere “smontato”.
*Fonte: A regional resource curse? A synthetic-control approach to oil extraction in Basilicata, Italy di Lorenzo Pellegrini, Luca Tasciotti e Andrea Spartaco.
La favola dal finale sbagliato
Bisogna superare l’epoca preistorica del petrolio
Enzo Alliegro
Per approfondire
Eni – Sito istituzionale
Visita il sitoEni – Comunicazione ufficiale sull’incidente del 2017
Visita il sitoARPA Basilicata
Visita il sitoRegione Basilicata
Visita il sitoValutazione di Impatto Sanitario del 2017
Scopri di piùCova Contro Onlus
Visita il sitoLiberiamo la Basilicata
Visita il sitoMediterraneo No-Triv
Visita il sitoOsservatorio popolare della Val d’Agri
Visita il sitoMal d’Agri
Guarda il videoMal d’Agri 2019
Guarda il videoInchiesta Farbas
Guarda il videoTimelaps Tempa Rossa
Guarda il video“Paura di morire, parlano gli agricoltori” – NEMO, RAI 2
Guarda il video“Un Tanto al Barile” – Report, RAI 3
Guarda il video“Il Petrolio della Basilicata” – Presa Diretta, RAI 3
Guarda il video“La Montagna Sventrata” – internazionale.it
Guarda il video“Viaggio nella più grande riserva di petrolio d'Italia” – internazionale.it
Visita il sito“Il costo del Petrolio” – Fan Page
Guarda il videoGlossario
Acque di strato
Le acque presenti insieme agli idrocarburi all’interno dei giacimenti che vengono estratte insieme agli idrocarburi stessi. La composizione di queste acque è molto variabile. C’è sempre un alto contenuto in sali disciolti, che le rende simili a quelle marine e quindi non utilizzabili per altri scopi una volta separate dagli idrocarburi.
AGIP
L’Azienda Generale Italiana Petroli (AGIP), è stata una compagnia petrolifera pubblica italiana fondata nel 1926. Dal 1953 è di proprietà del gruppo Eni, da cui è stata assorbita alla fine degli anni Novanta per diventarne la Divisione Esplorazione e Produzione.
ARPAB
L'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente della Basilicata (ARPAB) è l’ente regionale che ha il compito di monitorare e controllare i “fattori di rischio per la protezione dell'ambiente”, e di informare la popolazione al riguardo.
Barile di petrolio
Indicato con l’acronimo bbl è una unità di misura tradizionalmente utilizzata per la misura degli idrocarburi liquidi. Nel caso del petrolio ogni barile contiene 159 litri.
Blowout
Un'eruzione di pozzo (in inglese blowout) consiste nel rilascio incontrollato di petrolio greggio e a volte anche di gas naturale da un pozzo in pressione quando i sistemi di controllo della pressione non riescono a intervenire. Il rilascio può trovare una sorgente di innesco come una scintilla accidentale e produrre un catastrofico incendio di petrolio o gas.
Codici CER
L’acronimo CER sta per Codice Europeo del Rifiuto. Tali codici sono delle sequenze numeriche, composte da 6 cifre riunite in coppie volte a identificare un rifiuto, di norma, in base al processo produttivo da cui è originato. Il primo gruppo identifica il capitolo, mentre il secondo usualmente il processo produttivo. Tra di loro la principale distinzione è tra “pericolosi” e “non pericolosi”.
Concessioni e royalties petrolifere
Per legge, i giacimenti di idrocarburi presenti nel territorio nazionale, siano essi situati su terraferma che in mare, sono patrimonio indisponibile dello Stato Italiano che, tuttavia, non si impegna direttamente nella ricerca e nel loro utilizzo, ma rilascia a tali fini concessioni in favore di società private. Le royalties sono il compenso riconosciuto al proprietario di un bene come corrispettivo della concessione di utilizzare commercialmente il bene stesso, in questo caso il petrolio. Ricevono royalties anche gli enti locali – regione e comuni – interessati dalle attività estrattive.
COVA
Il Centro Olio Val d’Agri (COVA) è l’impianto cardine delle attività di Eni in Val d’Agri. È al COVA che avviene il primo trattamento degli idrocarburi estratti dal giacimento e dove si concentra la maggiore forza lavoro impiegata.
ENI
L’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI) è la più importante multinazionale italiana, nata come ente pubblico nel 1953 sotto la presidenza di Enrico Mattei e poi convertita in società per azioni nel 1992. Lo Stato detiene ancora circa il 30% delle azioni della compagnia.
Gas Flaring
È il fenomeno di combustione in torcia del gas in eccesso derivato dal processo di estrazione del petrolio.
Greenwashing
È un termine inglese che si riferisce alla strategia di comunicazione di un’impresa estrattiva (o le cui attività in generale provocano forme di inquinamento) finalizzata a sostenere e valorizzare la reputazione ambientale dell’impresa stessa mediante un uso disinvolto di richiami all’ambiente. Le parole non sono supportate dai fatti, ovvero da risultati reali e credibili sul fronte del miglioramento dei processi produttivi adottati o dei prodotti realizzati.
Greggio
È detto greggio oppure grezzo, il petrolio che viene estratto dai giacimenti, prima di subire qualsiasi trattamento per trasformarlo in prodotto lavorato.
Idrocarburi
Sono tutti i composti chimici organici costituiti soltanto da carbonio e idrogeno; liquidi, solidi o gassosi, gli idrocarburi sono largamente diffusi in natura nel gas naturale, nel petrolio e nei bitumi.
Idrodesolforazione
È il fondamentale processo di raffinazione atto a eliminare lo zolfo presente nei prodotti petroliferi. I derivanti prodotti di scarto sono zolfo puro o acido solforico, che di fatto costituiscono la stragrande maggioranza della produzione mondiale, e vengono poi impiegati nei modi più svariati: dai fertilizzanti alla polvere da sparo, dalla produzione di fiammiferi a quella di lassativi.
Idrogeno Solforato (H2S)
È un gas incolore dall'odore caratteristico di uova marce, per questo definito gas putrido. Viene prodotto nel processo di raffinazione del petrolio ed è una sostanza estremamente tossica dal momento che è irritante e asfissiante. L'azione irritante ha come bersaglio le mucose, soprattutto gli occhi. Ad alte concentrazioni può causare la morte anche in 5 minuti. L'inquinamento delle acque con idrogeno solforato provoca la moria di pesci.
Petrolgate
Il processo iniziato a fine 2017 presso il tribunale di Potenza, in Basilicata, il cui primo grado si è chiuso con una condanna in primo grado a Eni e a sei suoi manager per traffico illecito di rifiuti prodotti dal Centro Olio di Viggiano e smaltiti in impianti di depurazione su territorio nazionale.
Pozzo petrolifero
Consiste in un lungo foro praticato nel sottosuolo, a diametri decrescenti, con un'ampiezza che va dagli 80 ai 15 centimetri, perforato fino a una profondità variabile da poche centinaia di metri fino a 6-8 chilometri. La sua funzione è di mettere in diretta comunicazione gli strati in cui sono accumulate le miscele idrocarburiche con la superficie.
Pozzo di reiniezione
Si configura come il pozzo in cui le acque estratte insieme agli idrocarburi sono “rimesse” nella roccia serbatoio (più porosa) di origine.
Tempa Rossa
Centro Olio della stessa natura del COVA, è un impianto gestito dalla multinazionale francese Total e che processa il petrolio estratto dal giacimento situato nell'alta valle del Sauro, composto da otto pozzi. A pieno regime, dovrebbe produrre oltre 50mila barili di petrolio al giorno.
Valutazione di impatto ambientale
La Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) è una procedura amministrativa che ha lo scopo di individuare, descrivere e valutare, in via preventiva alla realizzazione delle opere, gli effetti sull’ambiente, sulla salute e benessere umano di determinati progetti pubblici o privati, nonché di identificare le misure atte a prevenire, eliminare o rendere minimi gli impatti negativi sull’ambiente, prima che questi si verifichino effettivamente.